mercoledì 24 aprile 2024

L’anniversario della liberazione

 

Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie (Sandro Pertini)

In questi anni di blog sono sempre rimasta piuttosto neutrale, non ho mai espresso esplicitamente il mio pensiero politico perché tutto sommato non mi interessava esprimerlo in questo contesto, ma oggi mi sono svegliata con il desiderio di ribadire l’importanza di questa festa, il 25 aprile, l’anniversario della liberazione. Forse perché in questi mesi ho assistito ad eventi molto disturbanti, parecchie censure nei palinsesti pubblici di quello che si poteva dire pubblicamente, ne ho parlato anche nel mio post su Sanremo. Attaccare degli artisti o degli scrittori per le loro dichiarazioni mi evoca immagini di censura e libri bruciati, come in Fahrenheit 451. Quest’immagine mi inquieta perché suggerisce la mancanza di libertà nell’esprimere idee e dissenso, fondamentale per una democrazia.

Quando chi detiene il potere (un ministro o un presidente del consiglio che fa le leggi e decide chi deve stare nei posti del potere) attacca uno scrittore, che è comunque un semplice cittadino armato solo del potere della parola con i suoi scritti, ne fa un bersaglio da colpire, soprattutto se pensiamo alla nostra epoca in cui ognuno può scrivere qualsiasi bestialità sui social senza colpo ferire.

La festa nazionale fu istituita ufficialmente nel 1949 ed è, secondo me, molto importante che resti in vigore soprattutto in questa società di nostalgici del ventennio. 

Riporto un po’ di notizie storiche riprese da Wikipedia 

Su proposta del presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, Umberto II di Savoia, principe e luogotenente del Regno d’Italia, il 22 aprild 1946 emanò un decreto legislativo luogotenenziale con Disposizioni in materia di ricorrenze festive, che all'articolo 1 stabiliva la festività del 25 aprile per quell'anno.

«A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale.»

Si ebbero decreti per celebrare la ricorrenza anche nel 1947 e nel 1948; solo nel 1949 la ricorrenza venne istituzionalizzata stabilmente quale giorno festivo, insieme con la festa nazionale italiana del 2 giugno.


Nel 1955, in occasione del decennale, il presidente del Consiglio Scelba rivolse un messaggio alla Nazione tramite la RAI.

«Se ricordiamo le tragiche vicende della più recente storia d'Italia non è per rinfocolare odi o riaprire ferite, coltivare la divisione, ma perché vano sarebbe il ricordo dei morti e la celebrazione dei sacrifici sofferti se non ne intendessimo il significato più genuino ed il valore immanente, se gli italiani non avessero a trar profitto dagli insegnamenti delle loro comuni esperienze, e, tra gli italiani, i giovani sopra tutto, a cui è servato l'avvenire della Patria.»

Nell'aprile dello stesso anno il Movimento Sociale Italiano portò avanti una campagna per l'abolizione dei festeggiamenti del 25 aprile tramite il Secolo d’Italia su iniziativa di Franz Turchi. Venne inoltre organizzata una celebrazione a Roma a ricordo dei caduti della Repubblica Sociale Italiana; i saluti romani e i canti dei missini provocarono scontri con alcuni giovani comunisti che erano presenti.

Ricordiamoci che le conquiste dei diritti costano anni di lotte, sudore e sangue ma può bastare poco perché queste conquiste vengano spazzate via. 

Quindi oggi - finché posso ancora farlo - voglio ricordare l’importanza del 25 aprile con la speranza di poter festeggiare questo anniversario ancora per tanti anni a venire. Io sono antifascista. 

Buon 25 aprile a tutti voi.

Fonti immagini: pexels 

sabato 13 aprile 2024

La cruda realtà

 

La vita non è fatta dai desideri bensì dagli atti di ciascuno. Paulo Coelho


Una volta il cinema dava una visione dorata della realtà, c’erano i buoni e i cattivi, entrambi ben definiti e ovviamente lo spettatore tifava per i buoni che, dopo tante angherie subite dai cattivi, vincevano e il bene trionfava. Ci hanno regalato tante favole nel corso degli anni, soprattutto gli americani con i loro pellerossa cattivi contro i bianchi buoni. Ormai molti veli sono caduti e anche il cinema cerca di mostrare sempre più spesso la cruda realtà.

Tempo fa ho visto due film che mi hanno turbato, tanto che ho continuato a pensarci e così sono arrivata a scrivere un post: “I nostri ragazzi” un film del 2014 e “Educazione fisica” uscito nel 2022. Entrambi sembrano rispondere al quesito: cosa saremmo capaci di fare per difendere i nostri figli o in generale la nostra famiglia? Siamo tutti pronti a difendere le vittime, ma cosa succede quando i carnefici sono i nostri figli? Siamo pronti a stare dalla parte giusta? 

Me lo sono chiesta anch’io, stare dalla parte della vittima è più facile, se una ragazza viene aggredita da un uomo, proviamo subito empatia per la vittima e siamo subito pronti a condannare l’aggressore o il violentatore. Ma se il violentatore è nostro figlio, cosa facciamo? Lo condanniamo o cerchiamo di giustificarlo, suo malgrado? in fondo è un modo per giustificare noi stessi e il nostro compito di educatori, Ed è così che nasce l’atroce dilemma, fare la cosa giusta oppure difendere la nostra famiglia a ogni costo?

Nel film I nostri ragazzi ci sono due famiglie che si trovano davanti a un bivio, ho scoperto dopo averlo visto che è tratto dal romanzo La cena di Herman Koch, autore che non conoscevo. Sotto riporto la trama ripresa da Wikipedia:

Massimo e Paolo sono due fratelli assai diversi, il primo avvocato e l'altro pediatra in un ospedale. Anche le loro rispettive mogli sono assai differenti, e spesso ostili fra loro.

Ogni mese, da parecchi anni, si incontrano in un lussuoso ristorante, dove dialogano del più e del meno. La loro routine viene spezzata da un video ripreso da alcune telecamere di sorveglianza che mostra due ragazzi, molto simili ai loro rispettivi figli, aggredire a calci e pugni una senzatetto. 

Il film mostra come persone apparentemente integerrime e corrette si trasformino davanti a situazioni che toccano la loro famiglia, all'improvviso tutti i buoni sentimenti cadono, prima ci sono le domande su quello che i loro figli sono diventati, poi ci si interroga su cosa fare; c’è un fratello che vuole fare la cosa giusta e l’altro che invece vuole coprire il fatto a ogni costo. Mi fermo qui per non svelare il finale, nel caso vogliate vederlo. 



Lo stesso tema è trattato dall’altro film Educazione Fisica, qui siamo in una scuola, una preside convoca dei genitori per parlare dei loro figli per un episodio che si é verificato nella palestra della scuola. Questo film è tratto da un racconto intitolato La palestra di Giorgio Scianna. Anche qui riporto la trama da Wikipedia 


La preside di una scuola secondaria di primo grado, convoca le famiglie di tre alunni nella palestra scolastica per metterli al corrente dello stupro perpetrato dai ragazzi ai danni di una loro compagna. 

La preside minaccia di convocare la polizia in istituto. I genitori, dopo l'iniziale sorpresa, passano successivamente a difendere a spada tratta i loro figli ed a mettere in cattiva luce sia la preside che la ragazza vittima degli abusi.


Anche qui il tema sconvolgente è la trasformazione di queste persone davanti a un fatto così grave fino al tragico epilogo. Voglio credere che nella realtà esista qualche spiraglio di speranza in più e che questi film siano spinti all’estremo per ottenere nello spettatore uno spunto di riflessione. 




Quando ho visto i film ho provato a mettermi nei panni dei genitori e a pensare a quello che sarebbe giusto fare, anche se non ho figli ho due nipoti e pensando a loro mi sono immedesimata abbastanza credo, tuttavia dopo aver pensato al mondo difficile e controverso in cui viviamo mi sono sentita quasi sollevata dal fatto di non aver avuto figli. Nel corso degli ultimi anni abbiamo creato un mondo senza valori, se due ventenni per noia decidono di ammazzare di botte una poveraccia che dorme per strada, oppure se dei giovani strupano una loro compagna e invece che vergognarsi fanno il video del loro crimine con il cellulare. Figli di famiglie della media borghesia dove apparentemente possono essere cresciuti con dei valori sani. E non sono fantasie di un romanzo o di una sceneggiatura ma fatti che sentiamo spesso in tv nei servizi di cronaca nera. 

Non ho molto da aggiungere tante chiedervi: che cosa ne pensate?

Fonti immagini: Pixabay 

sabato 30 marzo 2024

Pasqua

 

E allora sia Pasqua piena per voi che fabbricate passaggi dove ci sono muri e sbarramenti, per voi apertori di brecce, saltatori di ostacoli, corrieri a ogni costo, atleti della parola pace. (Erri De Luca)

In questo primo trimestre dell’anno ho avuto parecchi momenti di avvilimento e ansia per motivi personali ma anche legati alla situazione mondiale generale, ma eccoci qui, la Pasqua è arrivata anche quest’anno. Confesso che non ho avuto tempo né idee per scrivere nuovi post, mi ero rassegnata a lasciare questo mese con un solo post, poi ho pensato a questa Pasqua che cade proprio alla fine del mese e ho riflettuto sul suo significato.

La Pasqua è una festività cristiana che commemora la risurrezione di Gesù Cristo, secondo la tradizione cristiana. È una delle festività più importanti nel calendario liturgico cristiano. La parola “Pasqua” deriva dall’ebraico “Pesach”, che significa “passaggio”, in riferimento al passaggio degli Israeliti dalla schiavitù in Egitto alla libertà.

Quindi la Pasqua è importante per due religioni cristianesimo ed ebraismo (da Wikipedia). I Cristiani celebrano la risurrezione di Gesù Cristo. Nell’ebraismo, invece, la Pesach simboleggia l’esodo degli ebrei dall’Egitto. 

Se pensiamo al significato etimologico della parola Pasqua, che significa passaggio, ossia “passare oltre”, allora immagino che sarebbe bello davvero passare oltre e arrivare alla pace, una pace in Medio Oriente e in Ucraina, e in tutto il mondo. 

Pasqua può essere anche interpretata come passione e si fonda sulla convinzione che il termine Pasqua derivi dal greco passchein che significa soffrire. Al centro del significato ci sarebbe quindi la passione di Cristo e il simbolo dell’agnello.

Il significato che preferisco è però quello di rinascita spirituale, perché Pasqua è la festa in cui la fede del credente si rinnova, grazie alla resurrezione di Gesù. Anche se non sono una gran credente questo concetto mi piace moltissimo, rinascere e ricominciare, un po’ come il risveglio di primavera dopo un inverno di letargo.

La Pasqua è una festa mobile, perché cambia ogni anno, cade la domenica successiva alla prima luna piena che segue l’equinozio di primavera, per i cattolici conta il calendario gregoriano mentre per gli ortodossi il calendario giuliano, ed è per questo che la Pasqua cattolica nel 2024 cade il 31 marzo mentre quella ortodossa cade il 5 maggio. C’è anche una pasqua musulmana che cade in luglio, la Pasqua islamica  è una celebrazione che ricorda il sacrificio del profeta Abramo, primo patriarca dell’Islam, nei confronti del figlio Isacco, quando Dio mise alla prova Abramo ordinandogli di sacrificare il figlio. Questa ricorrenza cade circa due mesi dopo il Ramadan. 

Il Ramadan è il nono mese del calendario islamico lunare ed è considerato il mese sacro dell’Islam. Durante il Ramadan, i musulmani praticanti osservano il digiuno quotidiano dall’alba al tramonto, astenendosi dal cibo, dalle bevande e dal fumo. Il digiuno durante il Ramadan è uno dei Cinque Pilastri dell’Islam ed è considerato un atto di devozione, autocontrollo e purificazione spirituale. Oltre al digiuno, il Ramadan è un momento di riflessione spirituale, preghiera, carità e lettura del Corano. Il Ramadan si conclude con la festa religiosa che celebra la fine del digiuno ed è caratterizzata da preghiere speciali, condivisione di cibo e donazioni ai bisognosi. Durante il Ramadan, i musulmani cercano di rafforzare il loro legame con Dio, purificare la propria anima e rinnovare il loro impegno verso la compassione, la generosità e la solidarietà.

Insomma possiamo trovare delle attinenze con la nostra festa religiosa Pasquale, in fondo con date e riti diversi siamo tutti devoti a un unico Dio. Sarebbe bello se potessimo vivere tutti in pace ognuno nel rispetto delle fedi degli altri, ma forse ci sono troppi interessi economici, troppi poteri da salvaguardare perché ciò avvenga davvero.

Festeggiamo la Pasqua restando seduti su una polveriera che può scoppiare da un momento all’altro, restando aggrappati alla speranza perché l’unica certezza è che stiamo vivendo un tempo davvero difficile, ma comunque godiamocelo perché questo è il nostro unico tempo. Buona Pasqua. 


Fonti immagini: Pixabay 


domenica 17 marzo 2024

La società dei postulanti

 

Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore. Pier Paolo Pasolini 

Hanno aperto le gabbie e le belve sono fuori, non sto parlando di animali veri ma di personaggi che popolano questo mondo di matti, questa società dei consumi dove la capacità di spesa viene barattata con la libertà, ma non siamo più liberi di fare nulla costretti a vivere in metaforiche trincee per difenderci dagli attacchi. 

Va bene cerco di essere meno ermetica e mi spiego meglio, raccontandovi alcuni episodi che mi sono capitati. 

Come forse saprete, da quest’anno per le utenze siamo stati costretti a passare al mercato libero. Non avrei mai pensato di dirlo, ma che bello quando c’era il monopolio! C’erano due società uno per l’energia elettrica e una per il gas, ti affidavi a loro e ti adeguavi alle loro tariffe. Poi é arrivato il mercato libero e sono sorte migliaia di aziende che pur appoggiandosi alle infrastrutture già esistenti dei grandi leader ti offrono tariffe a sentir loro migliori. Sono oltre due anni che sono assillata da call center di vario tipo (che hanno il mio numero di cellulare alla faccia della privacy) che mi propongono di fare il contratto con loro. Questi matti chiamano a qualsiasi ora, la mattina mentre sto lavorando e magari sono in una riunione importante, oppure la sera quando arrivo a casa e sto cercando di rilassarmi dopo una giornata di lavoro. Il problema è che queste persone non si accontentano di un no come risposta, insistono e sono anche maleducate.

-Parla la signora tal dei tali?

-Chi parla? (Ho letto in un articolo che è prudente non rispondere “sì” perché molti sono stati truffati registrando il sì come risposta all’adesione di un contratto)

-È lei la referente del contratto gas o luce ecc

-Mi può dire chi è che parla?

-Siamo di X energie, Y energia, Z gas ecc ecc lei sta pagando troppo per l’energia elettrica noi possiamo offrirle di meno.

-Non sono interessata 

-Non le interessa pagare di meno? 

-No.

A questo punto cominciava una tiritera sul perché e percome, finché spazientita chiudevo la telefonata brutalmente e bloccavo il numero. Sul mio cellulare i numeri bloccati hanno superato i numeri normali, ma non c’è niente da fare continuano a chiamare con nuovi numeri. Così ho smesso di rispondere.

Nel frattempo ho già stipulato un nuovo contratto sul mercato libero per il gas e per l’energia elettrica, l’ho fatto a dicembre per il gas e a gennaio per l’energia. Ora sono a posto pensavo, non mi chiameranno può. Invece mi sbagliavo.

Avevo attivato il nuovo contratto dell’energia elettrica e mi era arrivata la mail di conferma, le bollette le scarico da una App sulla quale il contratto risultava “in attivazione” ma non mi ero preoccupata più di tanto. Una mattina mi arriva la solita telefonata del call center di una tipa che mi dice: sappiamo che sta attivando il contratto con Tizio ma per un problema tecnico deve fare il contratto con noi in via transitoria finché non risolvono il problema.

La cosa mi suona subito strana, avevo ricevuto la mail di conferma quindi mi sono insospettita, ma ero titubante perché nella App il mio contratto risultava da parecchi giorni “in attivazione”, intanto la postulante insisteva: deve passare con noi entro oggi altrimenti da domani parte la tariffa triplicata. A questo punto io rispondo che sto lavorando, che sono in riunione e non posso parlare e avrei richiamato. Subito dopo ho chiamato il numero verde del mio gestore (una grande azienda di Bologna che ho scelto perché la conosco e non mi ha mai contattato per telefono) mi hanno detto che non c’era nessun problema tecnico ma che il mio contratto era del tutto regolare. 

Insomma queste persone non solo sono insistenti ma usano il metodo della truffa per estorcere il contratto. Tra l’altro - alla faccia della privacy - sapevano che io stavo attivando il contratto con il mio gestore. Sicuramente con questi metodi truffaldini qualcuno ci casca, ma proprio per questo mi sono chiesta: in che razza di mondo assurdo ci troviamo a vivere? Mi sono ricordata del bellissimo film di Virzì Tutta la vita davanti del 2008 dove si affrontava la questione dei call center ma si era solo all’inizio di quello che sarebbe diventato il nostro mondo. Per cui all’irritazione si aggiunge anche pena per un mondo del lavoro sempre più ostico e precario. 

Sicuramente, voglio sperare, anche in un call center c’è la persona più o meno corretta, ma quello che mi domando è: come siamo arrivati a questa giungla? Quando all’università studiavo le leggi dell’economia mi sembrava che ci fosse una specie di morale, la concorrenza si faceva sul prezzo o sulla qualità, ma esistevano delle norme da rispettare e onorare. 

Tanto per concludere, ogni tanto, un’agente immobiliare viene a bussare alla mia porta per sapere se vendo casa perché la mia zona è ambita in quanto vicino alla zona universitaria. C’è anche chi vorrebbe comprare per trasformare la casa in un “bed and breakfast”. Io rispondo che non ho intenzione di vendere visto che è l’unica casa che possiedo e, guarda caso, ci vivo. Anche sulle case ci sarebbe da fare un lungo discorso, ma ne ho già parlato nel mio post Casa dolce e cara Bologna è diventata una città molto più turistica e questo ha portato maggior benessere ma anche nuovi problemi, tanto da far rimpiangere un po’ la vecchia provincia. 

Nella nostra epoca, ci troviamo ormai immersi in una società in cui predominano i postulanti e i venditori di fumo. Avete anche voi l’impressione di vivere in una giungla assediati da venditori assillanti?

Fonti immagini: Pixabay  


domenica 25 febbraio 2024

Il mio Sanremo 1984

 

La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori. Johann Sebastian Bach


In questi giorni in cui non si fatto altro che parlare di Sanremo, mi è tornato in mente il mio Sanremo 1984. Era il primo anno di università, io abitavo con un gruppo di ragazze, tutte matricole in uno studentato universitario, condividevamo un bell’appartamento grande con doppi servizi, per sei persone. Nella casa mancavano due elettrodomestici fondamentali: la lavatrice e la televisione. Per la lavatrice cercavamo di arrangiarci lavando tutto a mano, il problema più grande era lavare le lenzuola, io facevo una fatica immane, ma trattandosi di lenzuola per un letto singolo me la cavavo. Per la televisione invece c’era poco da fare, o ce l’avevi oppure no.

Erano i tempi in cui molte famiglie compravano la tv a colori e dismettevano la vecchia tv in bianco e nero, donandola a qualche associazione non profit. Non avendo la TV decidemmo di comprarla usata presso la sede dell’Opera Padre Marella un’associazione creata da un padre francescano, fortemente attiva ancora oggi, dove ognuno poteva donare quello che non usava più per darlo ai poveri o comunque dare una nuova vita. Un nostro amico ci disse che lì avremmo potuto trovare una tv a poco prezzo. Così andammo da Padre Marella e comprammo una tv in bianco e nero perfettamente funzionante al folle prezzo di ventimila lire (il cambio in euro è di circa 10 euro di oggi), il nostro amico dotato di automobile (che anche avere un auto per uno studente non era semplice) ci aiutò a trasportare la tv dalle sede di Padre Marella, che era a Bologna in via del lavoro, al nostro appartamento di San Lazzaro di Savena (lo studentato era in quel magnifico centro alla periferia di Bologna). 

Se non erro comprammo la tv a gennaio e così a febbraio 1984 riuscimmo a vedere il nostro Sanremo che fu quasi un’esperienza corale, tutte davanti alla nuova televisione 📺 in bianco e nero a vedere Sanremo 1984.

Quello del 1984 fu il Sanremo in cui vinse Eros Ramazzotti, nelle nuove promesse, con Terra Promessa, ricordo che la mia coinquilina Maria quando cantò Eros, allora un giovanissimo illustre sconosciuto,  esclamò “ragazze questo è tostissimo! Questo qui farà strada!”

Di strada Eros Ramazzotti ne ha fatta davvero tanta dal 1984 e quando lo vedo in tv o lo ascolto in radio mi tornano sempre in mente le parole di Maria, strani meccanismi della memoria. 

Per la cronaca Maria è citata nel mio post Io vagabondo in cui racconto un episodio dell’estate 1984: una serata con i miei compagni di avventure universitarie.

Nei miei ricordi fu anche il Sanremo di Pino Mango con Oro, (ma non ho trovato riscontri in rete, quell’anno Mango non andò a Sanremo, credo di aver ascoltato Oro in un altro contesto musicale, forse il Festivalbar) anche lì Maria disse che Mango era da tenere d’occhio perché aveva uno stile unico, così é stato e Oro è una delle mie canzoni preferite. Mango è stato davvero un innovatore della musica leggera italiana Quasi emblematico che quest’anno, dopo i 40 anni di quella canzone che ne decretò il successo, abbia vinto sua figlia Angelina, per la quale confesso di aver fatto un gran tifo. Negli anni che vanno dal 1984 in poi le canzoni di Mango sono state la colonna sonora delle mie estati, in particolare quella del 1990, quando con un gruppo di 16 amici affittammo due villette sulle colline di Lipari per passare una vacanza alle isole Eolie. Una delle nostre amiche, Michela, aveva una cassetta di Mango dell’album Sirtaki che ci faceva da sveglia e che consumammo a forza di ascoltarla. Alla fine della vacanza Michela mi regalò la cassetta ed io continuai a consumarla. È un ricordo caro soprattutto ora che Michela non c’é più, portata via prematuramente da una grave malattia.

A Sanremo 1984 c’era anche Fiorella Mannoia con Come si cambia canzone, anche questa, colonna sonora della mia vita e che ho citato nel mio recente post Come si cambia

Sanremo è un po’ lo specchio della società che viviamo, me ne sono resa conto nel corso degli anni, non sempre l’ho guardato con assiduità ma non nego di aver fatto zapping sul primo canale Rai anche quando decidevo di non vederlo. Che poi a dirla tutta - tra una canzone e l’altra - ci sono sempre troppi siparietti di personaggi vari che allungano molto i tempi. Se guardi Sanremo comprendi cosa accade nel paese, magari non lo capisci subito, ma te ne rendi conto da quello che succede il giorno dopo, come quando, nel 1989, il Trio Solenghi Lopez Marchesini fu radiato dalla tv per la sua parodia sul Santo, per blasfemia. Ricordo che fui molto perplessa da questo episodio: ma come! In certi programmi apparivano ballerine seminude, c’erano film pieni di parolacce e di violenza, ma fare la parodia di San Remo - un santo che non esiste - era blasfemia. 

Quest’anno invece è successo qualcosa di più preoccupante, i cantanti che hanno parlato di pace sono stati osteggiati, Ghali e Dargen D’amico avevano delle canzoni orecchiabili ma con un testo di denuncia, finché cantavano il loro testo impegnato (ascoltatelo se potete) con la loro musica orecchiabile andava bene, ma quando hanno cercato di affrontare l’argomento in maniera più esplicita sono stati stoppati. Ghali alla fine della canzone quando ha salutato Amadeus ha pronunciato la frase: stop al genocidio.

Il giorno dopo - a Domenica In- trasmissione tutta concentrata sui cantanti di Sanremo, l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio ha fatto leggere un comunicato in cui si facevano quasi delle scuse a Istraele per la frase di Ghali. 

Invece Dargen D’Amico durante un’intervista con una giornalista, ha cercato di spiegare il significato della sua canzone, ma è stato interrotto dalla Venier, che ha dichiarato che non c’era abbastanza tempo per affrontare un argomento così complesso.

Ciliegina sulla torta, nei giorni successivi il sottosegretario della lega Morelli (per me finora un poco illustre sconosciuto)  ha proposto il Daspo per gli artisti che parlano di politica sul palco! 

Questo paese ha preso una deriva preoccupante, mi chiedo se non finiremo come in Ungheria dove Orban ha trasformato il paese in una autocrazia, di fatto una dittatura, tutto in modo legale e subdolo. È un paese dove non c’è più il diritto di sciopero (degli insegnanti della scuola pubblica sono stati licenziati per aver aderito a uno sciopero perché si protestava per il depauperamento dei programmi scolastici); la magistratura è formata solo da magistrati favorevoli al pensiero autocrate di Orban e l’università é privata e in mano al regime, perché ormai di regime si tratta. 

Insomma il ministero della verità del mondo di Orwell è più attivo che mai in Ungheria, è successo qualcosa di analogo in Polonia ma con le elezioni di dicembre 2023 qualcosa sembra essere cambiato. Per chi non ha letto il romanzo di Orwell nel mondo di 1984 esistono 4 ministeri: il ministero della Verità che si occupa dell’informazione e fabbrica menzogne; il ministero della Pace che si occupa della guerra; il ministero dell’Amore che mantiene l’ordine e fa rispettare la legge e, a questo scopo, pratica la tortura; il ministero dell’Abbondanza si occupa degli affari economici ed è responsabile della generale scarsità di beni. Il libro esplora temi come il controllo governativo assoluto, la manipolazione dei media, la perdita di libertà individuali e la lotta per la verità e l’identità personale in un mondo dominato dalla propaganda e dalla sorveglianza costante. Si tratta di un mondo distopico che però comincia ad assomigliare a qualche realtà che già conosciamo.

Forse, anche in Italia dobbiamo stare attenti che non avvenga lo stesso, per conquistare certi diritti ci abbiamo messo degli anni, ma basta poco per perderli. In Italia da un giorno all’altro le famiglie monogenitoriali hanno perso il loro legittimo riconoscimento, di recente c’è stata una limitazione del diritto di sciopero, stanno approvando delle leggi bavaglio sul diritto di informazione. E chissà quali altre questioni stanno passando sotto silenzio, distratti da altre notizie più o meno futili. 

Forse è per questo che provo un certo rimpianto per quel mio 1984 (strano è anche il titolo del romanzo di Orwell) un anno in cui avevo vent’anni e stavo costruendo la mia vita, tutto sembrava possibile in una Italia liberale e sulla strada della stabilità economica. Allora c’era il governo Craxi, politico che ricordavo solo per l’inchiesta Manipulite del 1992 ma che, allora, diede un notevole impulso all’economia italiana, quando la crescita era ancora una cosa positiva. Ci fu il tempo per sognare prima del brusco risveglio.


Fonti immagini: Pixabay