AMICHE DEL CUORE
Non ricordo il momento esatto in cui vidi Stefania
per la prima volta, ricordo soltanto che fui colpita da quella bambina per i
suoi enormi occhi azzurri e i suoi capelli biondissimi. Mi colpì la sua aria
sfacciata, spregiudicata e sicura. La
incontravo spesso scendendo le scale del condominio dove ero andata ad abitare
con i miei genitori e la guardavo estasiata perché mi sembrava bellissima,
diversa dalle altre bambine, forse per quei colori così diversi dai miei. Quel
giorno ero seduta sul gradino del portone di entrata e mi annoiavo. Stefania arrivò
saltellando e mi chiese “vuoi giocare?”
Sorpresa da quella richiesta, ma piena di entusiasmo
per il suo inaspettato interesse nei miei confronti, risposi di sì molto
sollecitamente. Facemmo un gioco che si chiamava “c’è permesso”: dopo aver
disegnato a terra con dei gessetti una serie di caselle dovevamo saltarci
dentro senza assolutamente calpestare le righe, si cominciava saltando con
entrambi i piedi e poi con un piede soltanto, il gioco diventava sempre più difficile, vinceva chi faceva meno
errori. Non ricordo chi vinse quella volta, ricordo solo che da quel giorno
diventammo inseparabili, uscivamo insieme e rincasavamo insieme, era bello
abitare quasi nella stessa casa. Quanto mi piaceva andare a casa sua: quella
casa era sempre piena di voci e di allegra confusione, sarà stato per il fatto
che Stefania aveva altri tre fratelli e sorelle così vicini di età che potevamo
giocare tutti insieme. A casa mia invece c’era sempre molto silenzio, e due sorelle
molto più grandi con le quali non potevo giocare, anche per questo godere della
vivacità familiare di Stefania mi sembrava un enorme privilegio.
La nostra amicizia sarebbe durata gli anni delle
scuole medie e dell’inizio delle superiori poi gli eventi della vita ci
avrebbero portato lontano su percorsi
diversi quanto dolorosi. Il caso ci avrebbe portato a vivere in città
diverse e l’unica improbabile occasione di incontro sarebbe stata tornare nella
casa e nella città della nostra infanzia.
A volte mi chiedevo com’era la sua vita e che cosa
ne era stato, e stranamente dopo tanti incontri mancati e una ventina d’anni le nostre strade si sono
nuovamente incrociate.
Era un sabato mattina, mi ero appena trasferita nel
mio nuovo appartamento e stavo sistemando la nuova casa insieme ai pezzi sparsi
della mia vita. Squillò il cellulare, guardai il nome che compariva e per un
istante non capii bene di chi si trattasse, avevo memorizzato quel numero tanto
tempo prima un giorno che avevo incontrato i suoi mentre uscivo, ci eravamo scambiati alcuni
sms di auguri natalizi, ma nulla di più. Adesso quel nome compariva sul
display; “Ciao Laura sono Stefania” il
mio cuore sobbalzò per un istante e quella voce dal passato ridivenne subito
familiare. Un fiume di parole per recuperare il tempo perduto: eravamo ancora
noi di nuovo insieme, di nuovo amiche, con la stessa ma non più inconsapevole
intesa di allora.
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